Gli incidenti stradali rappresentano in Italia, così come in Europa (WHO – European report on child injury prevention), la prima causa di morte fino a 19 anni. Nel 2015 in Italia (ISTAT/ACI 2016) sono morti per incidente stradale 39 bambini e ragazzi con meno di 16 anni, che sono quindi rimasti vittime della strada ancor prima di iniziare a guidare un veicolo a motore. Il 67% ha subito l’incidente mortale come passeggero in auto, il 23% era a piedi e il 10% in bicicletta. Ma ciò che colpisce maggiormente è il numero di feriti nella stessa fascia d’età, che sono stati 11440, di cui il 72% coinvolti in un incidente in auto, il 18% a piedi e il 10% in bici.
In media ci sono stati 169 bambini investiti a piedi AL GIORNO, 85 in bici e 691 hanno subito un incidente in auto con lesioni più o meno gravi.
DI fronte a tali numeri è impossibile non chiedersi cosa fare per prevenire gli incidenti che coinvolgono bambini e ridurre le conseguenze di tali incidenti.
Un dato allarmante fornito tanto dall’ISTAT quanto dai trauma center presenti sul territorio italiano (es. Ospedale San Camillo – Roma o Ospedale Niguarda Milano) è che la quasi totalità degli incidenti mortali o che comportano un trauma grave nei bambini coinvolgono bambini che viaggiavano non adeguatamente allacciati sull’apposito seggiolino. Gli studi in merito mostrano infatti che i bambini non posizionati su seggiolini presentano un rischio di riportare lesioni più di 3 volte maggiore rispetto a soggetti correttamente assicurati, e tale rischio raddoppia se il seggiolino è posizionato sul sedile anteriore.
Il primo intervento riguarda dunque la sensibilizzazione dei genitori rispetto all’importanza di assicurare i bambini in auto e farlo nel modo corretto. Incontrando i genitori negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia e primarie, abbiamo avuto modo di constatare di persona quanto dicono diverse ricerche condotte in Italia (es. ASF, Firenze 2013) e cioè che, nonostante l’uso del seggiolino sia sempre più diffuso, in realtà esso non viene utilizzato sempre, spesso quando si accompagnano i bimbi a scuola, anche quando sono persone diverse dai genitori ad accompagnare i bambini. La motivazione principale del mancato allacciamento o utilizzo del seggiolino è quella legata al fatto di compiere tragitti brevi, vengono poi le dimenticanze e le proteste dei bambini.
Diverse campagne sono state lanciate, ma per favorire l’utilizzo del seggiolino è necessario che i genitori comprendano pianamente i rischi legati al suo mancato o scorretto utilizzo . Gli studi condotti nell’ambito della psicologia del traffico ci dicono che tanto il rischio d’incidente quanto i rischi specifici legati al mancato utilizzo dei dispositivi di sicurezza passiva sono ampiamente sottovalutati. Infatti, al contrario di quanto comunemente i genitori pensano, il rischio d’incidente è maggiore proprio nei tragitti brevi (entro i 10 Km dalla propria abitazione) e negli orari in cui ci si reca al al lavoro e si accompagnano i figli nel tragitto casa-scuola (vedi dati ISTAT). Inoltre, per molti è difficile comprendere concretamente a quali forze fisiche sia sottoposto un corpo umano che subisce un impatto in auto, realizzare che tali forze sono incontrollabili ed è pura illusione che, ad esempio, tenere un bambino in braccio sul sedile posteriore della vettura possa proteggerlo dall’urto o dall’essere sbalzato fuori dall’abitacolo. E’ importante che gli interventi e le campagne tengano conto di questi aspetti psicologici, legati in particolare alla percezione del rischio. Infatti, quella di allacciare il seggiolino è una scelta e un atto di responsabilità del genitore, che deve essere aiutato a divenire il più possibile consapevole di quanto quella scelta possa fare una enorme differenza in ogni occasione in cui il bambino sale in auto anche per i percorsi più brevi e quotidiani, che erroneamente ci sembrano i più sicuri.
Per quel che riguarda gli incidenti a piedi o in bicicletta, sappiamo dagli studi condotti dagli psicologi del traffico, che le capacità dei bambini di muoversi nel traffico sono molto diverse da quelle degli adulti. In primo luogo bambini e adolescenti hanno meno esperienza del traffico e dei rischi presenti in esso, inoltre, con ovvie differenze legate all’età, non hanno ancora sviluppato appieno le capacità sensoriali (in particolare vista e udito), percettive e cognitive (es. percezione di tutti gli elementi in un ambiente complesso, percezione e valutazione delle distanze, percezione e valutazione della velocità, identificazione dei potenziali pericoli e percezione del rischio, ecc.) che consento loro di attuare comportamenti sicuri e prendere decisioni corrette nel traffico (es. pochi sanno che fino a circa 11 anni i bambini non possiedono ancora tutte le competenze necessarie per decidere quando è il momento opportuno per attraversare la strada). Inoltre, le ricerche sulle cause di investimento nei bambini (Sardi, Lisa, 2004) hanno mostrato come fra i 3 e 5 anni, la maggioranza dei bambini investiti era sfuggita improvvisamente dalla mano dei genitori, invadendo la sere sede stradale per seguire qualcosa che li aveva incuriositi. Per i bambini della scuola elementare, invece, si tratta di situazioni in cui il bambino invade la sede stradale per proseguire un gioco senza rendersi conto dell’arrivo delle auto. Ciò ci fa comprendere quanto le motivazioni del bambino che si sposta per strada possano essere molto diverse dal “camminare in sicurezza”, che l’attenzione dei bambini è rivolta in gran parte dei casi ad elementi diversi da quelli che rappresentano potenziali pericoli nel traffico e che c’è una tendenza (per molteplici motivi) a non tenere conto dei rischi legati al scendere in strada e invadere la spazio della sede stradale riservato alle auto.
Oltre alla fondamentale educazione stradale, obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado, che potrebbe essere potenziata da interventi che favoriscono la corretta percezione dei rischi da parte dei bambini nel traffico, risulta importante far conoscere ai genitori come i bambini vedono e percepiscono il traffico, quando raggiungono le competenze necessarie per spostarsi da soli e in quali modi educarli ai comportamenti corretti. La nostra esperienza di interventi con i genitori e gli insegnanti ci ha fatto comprendere come gli adulti sono spesso inconsapevoli di questi aspetti e come la conoscenza di questi ultimi sia utile per assumere un ruolo più attivo e consapevole nell’educare i figli ai comportamenti sicuri nel traffico e proteggerli dal rischio d’incedente.